Ratatouille – recensione e i segreti del film

Ratatouille - il FilmUn film di Brad Bird, Jan Pinkava. Genere Animazione, colore 117 minuti. – Produzione USA 2007

Remy è un topolino dotato di un olfatto straordinario e di un talento naturale per la buona cucina. Dopo una serie di rocamboleschi accadimenti, si trova separato dalla sua colonia e finisce a Parigi, sede del ristorante che porta il nome del suo Chef preferito: il famoso Gusteau. Qui Remy fa conoscenza con il giovane ed imbranato Linguini, un timido sguattero, che, grazie ai consigli del topo-chef, diventa ben presto famoso e celebrato. I due sembrano invincibili ma resta da superare il giudizio del temibile Anton Ego, il più feroce tra i critici culinari francesi….

Recensione

Parlar bene di un film Pixar è ormai esercizio di mera routine, ma mai come nel caso di Ratatouille, la casa guidata dall’illuminato John Lasseter ha superato se stessa ed ogni complimento appare ridondante ed incapace di descrivere appieno la magia che traspare letteralmente da ogni singolo fotogramma. Se la tecnica, incredibile, raggiunta dagli animatori Pixar (i peli dei ratti sono impressionanti e così pure le vedute sulla skyline di Parigi) permette ai personaggi di acquisire un realismo tangibile, Brad Bird (già regista dell’ottimo Gli Incredibili) conferisce ad essi un surplus di umanità, grazie ad una serie di trovate narrative e sceniche originali e convincenti.

La sceneggiatura è perfetta, innovativa, mai banale e ricchissima di spunti su cui riflettere: si pensi ad esempio alla difficoltà, denunciata dall’unica protagonista di sesso femminile del film, di riuscire ad entrare e farsi largo in un mondo prevalentemente maschile come è quello della cucina “d’elite” o la mercificazione di un marchio di qualità, quale è quello di Gusteau, svilito per soldi e associato a prodotti precotti da banco. A fare ronzare le orecchie dei “critici” di professione (culinari, ma non solo…) c’è poi la geniale e lucida analisi autocritica che il feroce Anton Ego fa della sua professione…e potremmo continuare all’infinito.

Ratatouille diverte e parecchio, ma non cerca mai la risata facile o grossolana, mancano finalmente gag basate su flatulenze, rutti e tutto il campionario proposto da qualsiasi altro film di animazione recente e passato (Shrek in testa). Al pubblico non resta quindi che seguire i consigli di Anton Ego e andare verso il nuovo senza arroccarsi su inutili preconcetti e querule dicerie: Remy e Linguini vi aspettano. (Andrea Chirichelli)

Ratatouille locandina Parigi Ho visto di recente Gli Incredibili forse per prepararmi a questa visione (i creatori sono gli stessi), e già per quel film sono rimasto entusiasta della sceneggiatura degli eroi che cadono in disgrazia ma che cercano di riprendersi il loro ruolo, e ovviamente della grafica già eccezionale che faceva presagire la perfezione del successore! In Ratatouille appunto, è difficile trovar difetti… o forse non ce ne sono!

Un mio familiare commentava, che questo film/cartone pare più indicato agli adulti che ai bambini. In effetti all’inizio ho pensato la stessa cosa, ma avendo visto quest’anno I pirati dei Caraibi, Shrek terzo, Gli incredibili, I Simpson e infine Ratatouille, credo che la tendenza dei nuovi cartoni animati sia quella di rendere più ampio il pubblico di riferimento, fornendo stimoli e significati sia agli adulti che ai bambini. C’è anche da tener conto, che per educazione e per la vita del giorno d’oggi, i bambini capiscono e maturano molto più in fretta rispetto a prima, proprio per questo, la tendenza degli autori dei cartoni è quella di raccontare le storie con una sensibilità più matura di una volta.

In due parole… assolutamente consigliato per tutti!

Voto: 9

Ma alla fine… che piatto è il Ratatouille? E qual’è la sua origine? Lo scopriamo grazie alla ricetta del Ratatouille di Cristina nella nostra sezione delle ricette!

I segreti di Ratatouille

Ratatouille

Cosa rende un film Pixar diverso dagli altri.

Nessuno come la Pixar riesce a tenere (ormai da 12 anni) un livello di produzione qualitativamente così alto, sia dal punto di vista tecnico che da quello artistico. Ogni film che la Pixar ha realizzato dal 1995 ad oggi è stato un piccolo gioiello contenente elementi affascinanti per ogni fascia di pubblico. E in ogni film la casa di produzione di cartoni animati (ora parte della Disney) ha saputo affrontare una sfida tecnica nuova, portando avanti un determinato ambito della computer grafica.

Il pelo e la profondità di campo per Monsters & Co., la gestione dell’animazione subacquea (dove tutto è in costante movimento) per Alla Ricerca Di Nemo, la rapidità di movimento in Cars e ora in Ratatouille è la volta della gestione delle luci su diversi tipi di materiali organici. Particolari che sembrano assolutamente ininfluenti ma che in realtà a un indagine anche solo leggermente più approfondita si rivelano fondamentali per fare la differenza (assieme alle idee!) con la concorrenza e con parte del cinema dal vero.

Perché la Pixar al contrario di una parte della concorrenza insegue il fotorealismo solo per discostarsene, cerca di ricreare gli elementi del mondo reale come li vediamo solo per poter partire da essi e arrivare a una dimensione da cartoon. Come ha detto Michael Fong, uno dei supervisori all’animazione a proposito della resa di Parigi, la città dove si svolge la storia: “L’impatto visuale è realistico con un un look da dipinto. È un mondo fatto a mano”. E di soluzioni artigianali utilizzate per stimolare reazioni e sensazioni negli spettatori sfruttando la tecnologia, Ratatouille ne è pieno. Uno dei primi elementi realistici da cui dover partire per poi arrivare a una soluzione ibrida con il mondo dei cartoon sono chiaramente i topi, animali poco piacevoli per antonomasia e difficili da rendere simpatici, specialmente in cucina.

Chiaramente c’è stato un lungo periodo di studio degli animali, fatti arrivare in diverse gabbie all’interno degli studi Pixar, e tenuti nelle stanze degli animatori per mesi, in modo che potessero abituarsi ai loro movimenti e conoscerli nel profondo. “Vivendo con i topi hai veramente modo di vedere tutte le loro piccole abitudini”, ha ammesso Brian Green, supervisore all’animazione.

Eppure la svolta più importante a livello di animazione non è stata riguardo i movimenti, ma capire quanto siano soffici i topi e che proprio per questa proprietà del loro corpo si muovono in maniera particolare. Una consistenza che è la firma sui personaggi del film: se si pensa infatti ai topolini classici in 2D come quelli di Cenerentola e li si mette a confronto con quelli di Ratatouille, una delle cose più evidenti è come i secondi sembrino più soffici e leggeri dei primi.

Ma non solo, anche lo studio delle proporzioni è stato fondamentale. Ad esempio nella scena dell’inseguimento tra il capocuoco Skinner e il topo Remy, il cuore del secondo necessariamente batte più velocemente di quello del primo e questo particolare apparentemente insignificante dà un tono molto più reale, oltre che concitato, alla sequenza.

Dato il grande numero di animali pelosi che sono disseminati lungo il film, era chiaro che Ratatouille sarebbe dovuto andare oltre le soluzioni già esistenti in termini di disegno al computer della pelliccia animalesca, studi fatti dalla stessa Pixar ai tempi di Monsters & Co. per il manto di Sally Sullivan. Questo perchè gli animali pelosi in quest’ultimo film sono molti di più e spesso anche non in primo piano.

“Avevamo folle intere di ratti pelosi ed era importante rendere bene il loro pelo”, spiega Michael Fong. Il pelo degli animaletti infatti è uno degli accorgimenti, assieme alle orecchie, che li rendono meno schifosi e più amichevoli, per cui avere una brutta resa del pelo o le luci che si rifrangono male sul manto equivaleva a creare una maldisposizione del pubblico nei confronti dei protagonisti.

Ratatouille il film Il problema era che per vedere una modifica o un dettaglio cambiato alla risoluzione con la quale sarebbe stato messo su pellicola ci volevano 40 ore (data la complessità degli elementi in scena), una cosa assolutamente inaccettabile per poter lavorare. Così alla Pixar hanno avuto la brillante idea di utilizzare meno pelo per i topi sullo sfondo ma più spesso, così i topi in primo piano avevano peli a migliaia e quelli di sfondo solo a centinaia. Questo ha abbassato i tempi di rendering da 40 a 2 ore senza incidere sulla qualità del disegno percepito. La luce è uno dei problemi primari nella creazione di cartoni in 3D, ogni elemento la rifrange o la assorbe diversamente; da come questa è gestita derivano molte cose, come ad esempio il realismo. In Ratatouille la luce è gestita attraverso un nuovo sistema che oltre che rifrangerla può anche imparare come diversi materiali e diverse superfici siano in grado di assorbirne una parte; questo per esempio fa sì che nel film di Brad Bird la qualità della resa della pelle umana sia decisamente migliore che in passato.Di questo nuovo trattamento della luce ha beneficiato soprattutto la resa del cibo, che doveva essere uno degli elementi chiaramente fondamentali del film.

Per far capire l’abilità di Remy, il topo cuoco, e la delizia dei piatti cucinati era indispensabile renderne la consistenza assieme a tutti i dettagli, lo stesso regista Brad Bird ricorda che “c’è un certo quantitativo di luce che penetra la superficie del cibo, colpisce gli elementi che sono sotto o dietro al cibo, e che poi torna indietro di nuovo attraverso di esso”.

Dunque per arrivare al realismo e poi poter disegnare e rendere cartoonistico il cibo, è stato necessario effettivamente cucinare tutti i piatti che si vedono nel film e fotografarli non solo una volta finite, ma anche durante le fasi di cottura. Oltre a questo poi tutti gli animatori, dal primo all’ultimo, hanno dovuto prendere lezioni di cucina con regolarità per imparare a tagliare gli ingredienti, a verificare la consistenza delle salse, a capire come reagiscano diversi tipi di cibi quando sono uniti. Per la cronaca l’alimento che in assoluto ha dato più problemi di tutti è stato il pane, perchè non basta dipingerlo, bisogna rendere in pieno il suo volume, la sua umidità, il fatto che sia molto morbido dentro eppure croccante fuori, altrimenti non sarà mai buono-da-vedere.

In questo è stato molto utile Michael Warch, che prima di entrare nell’industria cinematografica (ha lavorato nei reparti degli sfondi) è stato cuoco professionista: “Ero sempre a disposizione. Quando gli effettisti mi chiamavano dicendo che avevano bisogno di ricreare la zuppa che Remy stava osservando, scendevo e la preparavo”. Bird: “Avevamo molti consulenti che dicevano non solo come il cibo dovesse sembrare ma anche come doveva essere organizzata una cucina. Cosa che ha dato una mano alla fantasia”.

(Gabriele Niola)