Davide De Zan, giornalista sportivo di Mediaset, finisce nei guai per aver spiato i dati patrimoniali di due colleghi: Alessandro Piccini, conduttore di «Controcampo», e Paolo Ziliani. La vicenda emerge da un’inchiesta della procura di Milano che ha portato all’arresto di quattro persone, tra cui il funzionario dell’Agenzia delle Entrate Giuseppe Lomuti.
Secondo il pm Francesco Prete, i quattro arrestati sarebbero stati coinvolti in un giro di tangenti pagate per annullare cartelle esattoriali ed ottenere sconti dal fisco. De Zan, sfruttando l’amicizia con Lomuti, non avrebbe resistito alla curiosità di sbirciare la situazione patrimoniale dei colleghi. De Zan si è presentato in redazione in mattinata e, dopo aver condotto l’edizione di «Studio Sport», delle 13 ha lasciato il posto di lavoro, mentre il suo avvocato, Federico Cecconi, ha reso noto che il giornalista non ha ricevuto alcun avviso di garanzia né altre comunicazioni. Piccini, che si trova a Toronto per commentare gli Europei per conto di una tv che trasmette in Sud America, è apparso divertito: «Se voleva sapere quanto guadagnavo, bastava che me lo chiedesse. Davide è una persona per bene e credo che questa vicenda abbia avuto una ridicola cassa di risonanza, visto che si è solo fatto fregare dall’eccesso di curiosità. Tra l’altro io sono un free-lance e non posso scatenare gelosie».
Anche Ziliani, l’altro spiato della redazione, pensa più o meno lo stesso: «Io e Davide ci confrontiamo tutti i giorni su tanti argomenti e quindi poteva benissimo farmi domande dirette senza farsi coinvolgere in un’inchiesta». Poi aggiunge: «Non ho segreti. Ho lo stesso stipendio dall’88, quando mi hanno assunto. Non capisco cosa ci possa essere di interessante nella mia busta paga». De Zan evita commenti, ma ha parlato con Piccinini e Ziliani.
Coordinate dal pm di Milano Francesco Prete ed eseguite dagli uomini della Guardia di Finanza, le indagini hanno permesso di scoprire gli accessi illeciti chiesti da De Zan. In base all’accusa, attraverso Lomuti il giornalista avrebbe chiesto informazioni patrimoniali sul conto dei colleghi Sandro Piccinini e Paolo Ziliani. Un «sistema» illegale attraverso il quale il funzionario dell’Agenzia delle Entrate, attraverso presunte tangenti, si attivava per annullare le cartelle esattoriali di alcuni studi di noti commercialisti. Gli arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, di corruzione e accesso abusivo a dati personali riservati. Sono otte le perquisizioni messe a segno ieri mattina dagli uomini delle Fiamme Gialle nei confronti di una quindicina di indagati.
Raggiunto telefonicamente il giorno successivo la notizia, Sandro Piccinini spiega il suo punto di vista «Ho già chiarito tutto con Davide – l’esordio di Piccinini – si è trattato di poco più di una chiacchierata tra amici».
L’atteggiamento rilassato nel commentare le prime conclusioni dell’inchiesta diventa ancora più conciliante e affettuoso: «È una curiosità che possiamo avere tutti, non ci trovo niente di male. Chissà quanti di noi, magari non facendolo, hanno pensato di togliersi una soddisfazione. Ma ripeto – ha concluso con grande nonchalance il conduttore di Controcampo su Italia1 – per quanto mi riguarda, a livello personale, il fatto è superato».