L’attore Guido Nicheli è morto pochi giorni fa (28/10/2007) all’ospedale di Desenzano del Garda per un ictus. Era celebre come «il Zampetti», il cummenda milanese per antonomasia, personaggio che ha fatto la sua fortuna.
Quando ho saputo della sua scomparsa, ho provato un senso di vuoto (come sempre avviene in questi casi…) e poi dentro di me, ho fatto un sorriso ‘amaro’. Una parte di me ha ripensato alle sue battute più celebri e al grande caratterista che era, mentre l’amarezza che mi è rimasta credo sia per non poterlo più rivedere.
Dev’essere un uomo che un segno comunque l’ha lasciato. Perchè documentandomi per fare questo articolo, ho scoperto mille blog, video, e citazioni dei suoi personaggi!
Molta tenerezza invece, mi hanno fatto i centinaia di commenti lasciati su youtube (credo siano le condondolianze del terzo millenio…), dai tanti suoi estimatori; per solidarietà, ne riporto alcuni:
- oggi la libidine non c’è
solo lacrime come se piovessero
oggi niente ci esalta
tutto è negativo
oggi c’è solo un see you later
caro Dogui - Ciao guido …..ora la libidine non sara piu ai massimi !!!
- Ciao Guido… Grazie per avermi fatto esaltare con le tue battute… La libidine è ascoltarti e rivederti!!! Ci mancherai…
- Sicuramente tutti questi messaggi per salutarlo…LO ESALTANO! Grande Guido, grande Zampetti!
- addio cummenda 🙁
Addio “Cummenda”!
Guido Nicheli è riuscito a morire senza invecchiare, perché i cummenda hanno da sempre la stessa indefinita mezza età, sono stempiati da anni e hanno la parlata finto giovanile che toglie coordinate: «Hei animali, levate l’ancora, do you understand?». Parlava così, anche fuori copione perché le battute gliele hanno scritte addosso e le sapeva portare, con quell’accento lombardo diventato dopo di lui un modo di essere, un concentrato di Anni Ottanta che ha resistito al politicamente corretto.
Il Dogui se ne è andato ieri, colpito da un ictus, il commendator Camillo Zampetti ha dato il suo addio in Vita Smeralda, uscito la scorsa estate, la sua stagione. È comparso, per tutti, dentro Ecceziunale veramente, nel 1982. Ancora senza nome, nel cast è semplicemente definito «uno snob» e chiede a Boldi, che sta dietro il bancone del bar: «Due ana, capito? Due ana, due analcolici, dai vieni giù dalla pianta».
Il tipo che non sai se odiare o prendere per i fondelli, talmente sopra le righe da non essere mai considerato sul serio: arricchito, razzista, donnaiolo e ignorantello, ma abbastanza viveur da saper citare Françoise Sagan, come succede in Sapore di mare. Se la cava sempre, il proprietario della «fabbrichetta» che non legge i libri, ma le quarte di copertina e bastano per stare in società. Quello che «ho mandato la moglie, la titolare, a sgonfiarsi in clinica» e si presenta con amante al seguito, troppo appariscente per dare fastidio. Virna Lisi, che in Sapore di mare l’aveva sposato, cerca di fargli ricordare i tempi dell’amore in macchina e lui: «Ma cosa avevo? Un Alfone 1900 o l’Aurelia Spider? No, la Porsche, auto di grande libidine». E lei si gira dall’altra parte, perché non c’è altro da fare. Come lo zittisci uno che tanto non ascolta, che vive in una dimensione a parte dove a tutti, almeno una volta, è capitato di stare: sdraiati a bordo piscina, con l’aperitivo in mano e le olive a fianco, circondati da un lusso posticcio da vorrei ma non posso. Zampetti è la Milano da bere che va in vacanza a Cortina d’inverno e in Costa Azzurra d’estate, con qualche fine settimana a Forte dei Marmi. E quando i cummenda si sono apparentemente estinti, lasciando il posto a signorotti più tronfi ed eleganti, che avevano pure bisogno di darsi un tono con conversazioni intellettuali, lui è rimasto lì. Con i pantaloni rossi e l’istinto di maltrattare i camerieri.
Il Dogui vero viveva vicino a Brescia, ma spesso lui e il suo soprannome da Salone del mobile giravano in qualche locale milanese, con il giubbotto scamosciato che si usa solo lì e tutti a chiedergli di rifare il papy della Terza C, il papà di Sharon Zampetti, bellona classica e bionda «la più carina, la più cretina», come ha cantato Venditti. Con quel telefilm è finito nei fan club, su You Tube ed è arrivato all’ultima generazione, quindicenni che lo imitano: «Dai ordine al tuo shangay di muoversi che devo dare il benvenuto nella splendida cornice», un vocabolario in bilico tra maleducazione e stupidità. Però restava a galla, in qualche modo inspiegabile risultava simpatico.
Nicheli si è tenuto il suo personaggio appiccicato, gli ha dato il successo e gliene era grato, non si sforzava mai di dimostrarsi diverso da quello stereotipo e anche se una volta, grazie a Dino Risi, ha ceduto alla prova d’attore con un ruolo drammatico in Lo scemo di guerra, è subito tornato alla vita da cummenda. Fino all’ultimo attracco in barca: «Lasciate spazio, io è dal ‘52 che pascolo qui».
GIULIA ZONCA (www.lastampa.it)
Intervista a Guido Nicheli
Raccogliendo notizie per questo articolo, trovo una bella intervista a Nicheli in occasione del suo ultimo film “Vita smeralda“ di Jerry Calà. Il lato personale che emerge da questo colloquio, nell’intimità di casa sua, è senz’altro ‘destabilizzante’ per chi s’immagina che il personaggio che conosciamo si comporti nella vita privata come “il Dogui” ed invece, ancora una volta non è così…
TAAAAC… PAROLA DI CUMENDA
E’ un icona, un simbolo degli anni ’80, conosciuto veramente da grandi e piccini.
Memorabili le sue gag, il suo modo di parlare per anagrammi.
Luglio, in un pomeriggio caldissimo mi sparo un velocissimo Milano-Genova, uscita Bereguardo. Mi chiedo come mai uno che interpreta l’industrialotto brianzolo da sempre possa abitare così lontano dal centro di Milano. “Negativo” dice lui, “io abito a 30 minuti esatti dal Duomo”.
Arrivo un po’ in ritardo e imbocco una via di campagna assolutamente priva di esseri umani.
Citofono, IL “DOGUI” mi risponde rifilandomi una bella ramanzina. Mi scuso dicendo che non avevo ben capito l’orario dell’appuntamento.
Entro nella sua piccola dimora e con aria un po’ severa e distratta mi chiede di aspettare… c’è la partita e non posso disturbarlo. Credo non abbia voglia di fare né foto né di parlare.
Inizio a preparare le luci e la partita termina. Con delicatezza comincio a fargli qualche domanda.
Ai vip non puoi rompere le scatole…
Il suo film in programmazione è “ Vita smeralda “ di Jerry Calà.”Lavoro solo con gli amici , altrimenti mi riposo, viaggio e leggo molto. Bukowski e’ il mio autore preferito, e’ un uomo libero. Amo vivere e quando mi serve, lavorare. I soldi non mi interessano. Questa casa mi basta.”
L’appartamento è in un bellissimo borgo all’interno del parco del Ticino
Iniziamo con gli scatti fotografici sul divano leopardato vicino a tutte una serie di foto ricordo:
Virna Lisi, Stefania Sandrelli, Laura Antonelli, Jannacci….e persino Salvador Dalì oltre che la famosissima modella Veruska, mito della moda anni ’70, questi ultimi due in sapore Dolce Vita.
Ne ha conosciuta di bella gente questo gentile e fine signore.
“Sono un cane sciolto, e se insegui i miliardi sei costretto a piegarti e a vendere l’anima. Anche se lavoro poco a me va bene così : meglio viaggiare.”
Continuo gli scatti e gli chiedo come fa a mantenersi così tonico e pimpante: improvvisamente tira fuori una panca per il sollevamento pesi e capisco che comincia a piacergli quello che sto facendo.
“E’ lo sport. Lo sport fa parte della mia vita semplice, mi da molto e così sto bene, lo consiglio a tutti. Mi piace mangiare leggero e da adulti l’alimentazione è importantissima.”
Nulla di più saggio.
“Io sono un pesce pilota, mi muovo fuori dal gruppo, decido i miei tempi, ed è per questo che vivo
in campagna , a contatto con la natura, con persone semplici e genuine. Quando ho voglia, parto: viaggiare è basilare ed io mi rifugio ai Tropici”
Nuova foto: chiedo di cambiare abito ed si infila una chiccosissima camicia bianca.
Gli chiedo se possiamo andare nella sua camera da letto: mi piace il copriletto verde, gli dico.
Inizio a fare degli scatti mentre mi guarda attraverso lo specchio. Il gioco della seduzione è iniziato.
Vedo sullo specchio verso il pavimento un calendario con bellissime donne: ecco, penso
le donne hanno il loro peso nella sua vita.
Non ha un capello fuori posto e conserva un sorriso smagliante. Sono contenta che lui si piaccia: si sbottona un po’ la camicia così la simpatia e bellezza di uomo maturo sprizza da tutti i pori.
Ci viene da ridere.
Il suo sguardo è da vero sciupafemmine. Credo poche donne siano riuscite a resistergli. Inoltre, ha l’autentica saggezza dell’uomo che ha capito il senso della vita, evitando il superfluo e le contaminazioni negative di un certo tipo di mestiere. Da sempre un autentico saggio. Via l’inutile, concentrato solo sul proprio benessere fisico e spirituale. E’ una rivelazione! Chi si aspetterebbe che dietro l’industrialotto brianzolo, il cumenda, il bauscia ci sia un uomo cosi autentico?
Provo a chiederglielo. Sorride quasi compatendomi della domanda un po’ scema e mi risponde che quando faceva l’odontotecnico lavorava con il cognato, ma si annoiava a morte.
Così un giorno lo chiamano per fare un provino: sono i suoi storici amici Teo Teocoli e Renato Pozzetto, nel lontano 1975 per il film “Il padrone e l’operaio” di Steno.
Tutti i registi quando hanno bisogno del genere uomo ricco, donnaiolo e abbronzato cercano lui:
il suo slang diventa una lingua per tutti i giovani: da siiuleter (see you later, ci vediamo)
a veridangerus (very dangerous, molto pericoloso) e non faccio fatica a capire che molti comici di ultima generazione si siano ispirati a lui. Persino Dino Risi nel 1984 gli propone il ruolo dello
psichiatra nel film “Lo scemo di guerra”, oltre a Mariano Laurenti che lo fa recitare nei panni sempre dell’imprenditore ma meno fortunato, vittima dell’usura, nello sceneggiato Rai “Cronaca di un ricatto”.
Continuo il servizio fotografico: mi porta vicino ad un bellissimo maggiolone: niente macchine da riccone, ma solo esempi un po’ retrò e di gusto
Ci allontaniamo e finiamo nel parco della tenuta del suo amico conte, un vero paradiso: gli chiedo di tuffarsi in piscina ed ancora mi affascina per come affronta con disinvoltura le vasche. Il signore ha fiato…. Io sarei già morta.
Ultimi scatti e domando cosa ne pensa degli ultimi scandali estivi del calcio e oltre: capisco che la domanda lo annoia a morte e mi sorride da gentiluomo. Credo che l’argomento sia così dozzinale per lui che farfuglia qualcosa per non smentire la sua gentilezza, del tipo…“Non mi stupisce, non mi interessa”
E’ ora di andare e prima di accompagnarmi all’uscita, fa visita ad una cane che non sta molto bene: lo accarezza amorevolmente e mi accompagna alla porta.
Ora ho una certezza in più: l’apparenza inganna!
Lui ne è la dimostrazione vivente.
Patrizia Fiandanese (www.quartopotere.com)
VIDEO del Dogui
Vacanze di Natale (1983)
Alboreto is nothing
Mi raccomando: il panta nell’armadio! Il pantalone bello diritto! E un po’ di ordine in stanza!
See you later!
Guido Nicheli in Montecarlo Gran Casinò
è la Silvia, la mia lei… Non quella ufficiale, la iena titolare l’ho parcheggiata in un centro dietetico a sgonfiarsi…
Le frasi mitiche
- Whisky, sole,…e sei in pole position!!!
- Taaac!!!
- vado in giro con la mia rete da safari, lancio, catturo la pantera e scatta la libidine!!! uè Africa! Back in the Jungle!!!!
- …la neve e i ghiacci li lasciamo al Fogar che si sbarba col Marmaduk!
- wè fisichella… siamo in pole position????