Senza entrare nel dettaglio, ho speso il 40% della cifra per il costo del biglietto ed il 60% in tasse, supplemento bagagli, sovrapprezzo per l’uso della carta di credito… La cosa più sconcertante, è che in Italia si pagano (come per la benzina) le tasse (IVA sui voli nazionali) sulle tasse!
Riporto perciò un articolo di oggi, su un’indagine svolta per verificare se le tariffe proposte dai siti internet delle compagnie aeree siano chiare e veritiere.
La Commissione denuncia un’abitudine ormai troppo diffusa tra le aziende del settore, di pubblicare sui siti web prezzi e condizioni di vendita poco chiare, che inducono il consumatore a fare delle scelte che, altrimenti, non avrebbero fatto. Molto spesso il consumatore si trova di fronte la brutta sorpresa di prezzi più alti di quelli pubblicizzati, sia perché le offerte sono disponibili su un numero limitato e non specificato di posti, sia perché le tasse vengono incluse nel pagamento all’ultimo clic. Grazie al provvedimento della commissaria Ue per la tutela dei consumatori, Meglena Kuneva, i siti on-line dovranno chiaramente indicare i posti disponibili a prezzi scontati e specificare i termini contrattuali relativi all’acquisto del biglietto. Inoltre tutte le condizioni di vendita dovranno essere scritte nella lingua del consumatore, in modo che tutti possano beneficiare di condizioni eque. L’esecutivo Ue denuncia anche la cattiva abitudine delle compagnie del settore che non specificano l’assicurazione obbligatoria o il caso in cui i consumatori devono esplicitamente indicare di rinunciare ad una clausola assicurativa piuttosto che scegliere volontariamente di sottoscriverla.
Non ci sono ancora i nomi delle societa’ nel mirino di Bruxelles, ma la compagnia irlandese Ryan Air è uno tra i maggiori sospettati. Le compagnie sono state avvertite e hanno tempo fino a gennaio 2008 per correggere i siti web o chiarire la loro posizione. Alla scadenza le autorità nazionali prenderanno provvedimenti nei confronti delle societa’ che non hanno adeguato i portali alla normativa comunitaria. Potrebbero anche obbligare le compagnie a chiudere i siti web.
(www.lastampa.it)