La Longobarda??! Gioca in seconda categoria!

Qualche giorno fa sulla Gazzetta dello sport, è comparso un curioso articolo che riporto di seguito, sull’esistenza della mitica Longobarda, la squadra di Oronzo Canà! Gioca in seconda categoria in provincia di Milano, non ha una sede e i giocatori si sforzano di applicare la “Bi-zona” proprio come nel film cult “L’allenatore nel Pallone“!

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E vai, la Longobarda si è salvata, ma Aristoteles stavolta non c’entra niente! Merito semmai di capitan Nespoli, che nell’ultima partita ha segnato 3 gol. E se è mancato il grande rinforzo autunnale Crisantemi, quello che oltre a essere scarso portava pure jella, in compenso c’è Battistutta, anche se non è argentino ma brianzolo.
Ma sì, la squadra che al cinema era allenata da Oronzo Canà, è realtà da più di dieci anni, gioca in Seconda categoria, a Robbiano di Giussano (MI), non ha un euro, una sede, un talent scout da mandare in Brasile, l’unico venuto da fuori abita a Muggiò e la sola trattativa andata in porto è andata più o meno così: “Quel giocatore lo prendiamo per la metà di altri due, un paio di amichevoli e la traversa della porta”.

AUTOGESTIONE – Altro che il Burlotti, e i suoi tre quarti di Gentile, i sei ottavi di Collovati e la metà di Mike Bongiorno da girare per l’acquisto di Rummenigge o Maradona. Non c’è niente di normale alla Longobarda, sono tutti strepitosi. A cominciare dall’allenatore, Roberto Barzaghi, 30 anni, che non ha mai giocato a pallone (e lo dice pure) ma che mezz’ora prima dell’allenamento va sul campo a dare una mano a quelli della Briantea, formazione di disabili. E poi c’è il portiere Matteo Corona, sul corpo un tatuaggio da vichingo, simbolo del club, promulgatore del famoso motto che dice: “Solo tre portieri al mondo si buttano faccia in avanti e sono Buffon, Peruzzi e il Corona”. Solo che poi gli è passata la voglia e ora gioca in avanti. E poi Salvatore Orsino muratore, che tutti i giorni si sveglia alle 5 e non manca un allenamento. E Andrea Orlando che, subito dopo, va in farmacia per il turno notturno.
E il presidente? Angelo Ratti, 31 anni, cultore del gruppo, regista dell’emergenza che riesce a portare giocatori senza spendere nulla. Il suo capolavoro? L’ingaggio di Bavuso, il più bravo di tutti. Era arrivato in prestito e la società proprietaria del cartellino voleva soldi per la cessione definitiva. E lui propose: “Vi diamo due mensilità del giocatore”. E quanto prendeva? Niente. Già, alla Longobarda è autogestione pura, i giocatori si pagano anche le visite mediche, non hanno soldi e neppure il posto in squadra assicurato.
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LA BI-ZONA – Eppure, alla fine, rimangono tutti, uniti dall’amicizia, dalla passione e dall’”Allenatore nel pallone“, film cult che fu proiettato sotto un tendone in occasione del decennale della squadra (e di cui a Natale 2008 uscirà il secopndo capitolo). Tutti ne conoscono ogni battuta. Il dramma è che se gli parli della bi-zona di Oronzo Canà, ti prendono pure sul serio. “Ci abbiamo provato, come no, a trasformare i difensori in attaccanti e gli attaccanti in difensori, ma le nostre punte hanno scarsa vocazione a coprire”.
Così in allenamento può scappare anche la battuta (“Se faccio la diagonale, devo calcolare anche l’area?”). Ma occhio, questa non è un’Armata Brancaleone. Prima dell’ennesima salvezza, quando giocava nei tornei amatoriali, la Longobarda rimase imbattuta per ben 3 anni all’oratorio San Luigi di Robbiano, dove tuttora si allena.
Un Aristoteles, tra l’altro, in estate lo stava prendendo davvero, si chiamava Alì, ragazzo del Senegal, 18 anni e grande talento, purtroppo non tesserabile per questioni di transfer. Pazienza, a Robbiano continueranno e fare da soli. E allora, Forza Longobarda! (sito ufficiale A.C. ROBBIANO LONGOBARDA 19.94)